di Alberto Oliverio
Finora non si era mai verificata una tale ingerenza della politica nel campo della ricerca, e per di più sulla base di ideologie, non di pareri degli addetti ai lavori, cioè degli scienziati. Per la prima volta nella vita politica di questo Paese, almeno credo, più di 1.500 scienziati hanno firmato un manifesto e scenderanno in piazza per chiedere un atteggiamento meno penalizzante nei confronti della ricerca scientifica. Questo si verifica in mancanza di un ministro per la Ricerca — dopo le dimissioni del ministro Zecchino l'interim è stato assunto dal presidente del Consiglio — e in una situazione di blocco di finanziamenti già stanziati ma non disponibili come, ad esempio, quelli per le neuroscienze. Gli scienziati chiedono quindi un atteggiamento più illuministico, al di fuori di preconcetti ideologici e di posizioni politiche che, facendo leva sulle paure dell'opinione pubblica, tendono a presentare la ricerca scientifica come il male, la violazione di presupposte alleanze tra l'uomo e la natura. Purtroppo le ricadute della scienza non sono immediate e gli investimenti in questo settore pagano meno in termini elettorali di dichiarazioni o di opere pubbliche: ma è qui che sta la differenza tra la governance scientifica, vale a dire una politica basata sul ruolo degli esperti, tecnici e scienziati, nelle decisioni pubbliche e un governo basato su scelte essenzialmente "politiche" che spesso sono scelte che assecondano gli umori pubblici del momento o i preconcetti degli amministratori.
Il dibattito sulla politica della ricerca in Italia, che è stato ripreso da riviste internazionali del calibro di Science o Nature, sarà utile se non si radicalizzerà su posizioni estremiste, ad esempio invocando una opposizione tra mondo laico e mondo cattolico, come spesso avviene nel nostro paese. Non solo gli ambientalisti ma anche la Chiesa cattolica, è stato detto, fermerebbe la ricerca, opponendosi, ad esempio, alle ricerche sugli embrioni. Mi pare però che la Chiesa abbia espresso di recente posizioni di apertura nei riguardi delle biotecnologie, dell'ingegneria genetica e di alcuni approcci in tema di ricerca sulle cellule staminali: la sua posizione è invece negativa per quanto riguarda la ricerca sugli embrioni ma su questo tema anche i laici possono avere qualche perplessità. Protestare contro le posizioni dei cattolici e degli ambientalisti più radicali, confondendo scienza ed etica non è corretto e rischia di spingere un problema concreto in alto mare: gli scienziati devono però richiedere una maggiore razionalità in tema di decisioni e politiche della scienza, spingere nella direzione della governance, altrimenti si rischia di opporre ideologia a ideologia.
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